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Veneri Victrici L(ucius) Arronius Amandus, VIvir (:sevir) aug(ustalis), solo privato s(ua) p(ecunia) f(ecit). A Venere Vincitrice, Lucio Arronio Amando, seviro augustale, fece fare su suolo privato a proprie spese. Questa iscrizione era murata nell’attuale via Marconi, avanti al monte di Pietà nella facciata di casa Longini (CIL) nel quartiere Mattonata, prima di essere trasferita nel Palazzo Comunale con la costituzione della galleria lapidaria. Essa è posta in onore di Venere vincitrice nella gara di bellezza scatenata da Eris, dea della Discordia, fra Era, Atena e Afrodite stessa. Il culto di Venus Victrix è attestato in Italia (oltre che a Roma, dove Pompeo, in occasione del triplice trionfo del 61 a.C. per le vittorie riportate in Oriente, le fece edificare un tempietto sulla sommità del suo teatro) solamente a Pagliano di Orvieto e a Tifernum Tiberinum. La compresenza di iscrizioni dedicate a Venere, dea nata dal mare e protettrice dei naviganti, nelle due località sulle rive del Tevere, delle quali Pagliano è sicuramente un porto, ha portato alcuni studiosi ad ipotizzare la presenza di uno scalo sul fiume anche a Città di Castello. Resti delle strutture portuali potrebbero essere identificati nelle evidenze emerse durante gli scavi condotti nel 1910 nella zona compresa tra il lato sud delle mura e il fiume, fuori porta San Florido; la stessa area dalla quale proverrebbe, secondo lo storico Giovanni Magherini Graziani, l’iscrizione di Arronio Amando. In quella occasione, furono portati alla luce una serie di ambienti con tracce di muratura in opera reticolata, tra quali uno con pavimento a mosaico a tessere bianche e nere che il barone Franchetti, proprietario del terreno, fece restaurare a proprie spese per poi donarlo ai tifernati. Questi, tuttavia, ritenendo che fosse sì antico, ma non bello, lo fecero trasportare a Gubbio, dove se ne persero le tracce. Il dedicatario dell’iscrizione di Tifernum, Lucius Arronius Amandus, è un membro del collegio dei seviri Augustales, preposto al culto di Augusto nelle città municipali e nelle colonie, dove il culto dell'imperatore fu esercitato fin da quando egli era in vita. I seviri duravano in carica un anno, mantenendo il titolo anche dopo lo scadere della loro carica ufficiale e lo scopo del loro collegio era quello di officiare culto della domus divina, cioè della casa imperiale e degli imperatori divinizzati. Per le caratteristiche della scrittura, l’epigrafe può datarsi entro il I secolo d.C. Edizioni: CIL XI, 5928 EDR123985 IL POMO DELLA DISCORDIA Secondo il mito, Eris, dea della Discordia, per vendicarsi del mancato invito alle nozze di Peleo e Teti, futuri genitori di Achille, raggiunto il luogo dove gli dèi si erano riuniti a banchetto, gettò sul tavolo dei convitati un pomo recante il motto “Alla più bella”, causando una furibonda contesa fra Era, Afrodite e Atena. Astenendosi Zeus dal pronunciare un giudizio, fu chiesto il parere di Paride, principe di Troia, al quale le tre dee promisero svariate ricompense in cambio della mela: Atena lo avrebbe reso sapiente e invincibile in guerra, mentre Era gli avrebbe conferito ricchezza, gloria e immensi poteri. Paride scelse Afrodite, che gli aveva promesso l'amore di Elena, la donna più bella della terra. La dea lo aiutò quindi a rapire da Sparta la donna, moglie di Menelao, che per riscattare l’onta subita mosse guerra verso Troia.
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