Istituito per volontà della Regione Umbria nel 1974 e realizzato in collaborazione con la Cassa di Risparmio e il Comune di Città di Castello che ne assicura la gestione, il Centro delle Tradizioni Popolari, situato a Garavelle, nelle immediate vicinanze di Città di Castello, si trova nella casa colonica prospiciente la Villa del Marchese Capelletti. Il Centro, inserendosi in quella serie di iniziative che mirano alla salvaguardia delle tradizioni popolari e artigiane, fornisce una precisa immagine delle condizioni sociali di vita del passato, quando il contadino doveva provvedere interamente a se stesso e alla propria famiglia. In questo “Museo”, allestito in una tipica casa della campagna altotiberina, troviamo al piano terra la bottega del fabbro con un bellissimo mantice in cuoio, la fucina e gli arnesi d’uso comune come pinze, molle e martelli; di fronte è sistemato il travaglio per ferrare buoi e cavalli. Nelle stalle sono raccolti tutti gli strumenti e gli oggetti che servivano per la cura degli animali come gioghi, finimenti, ceste (canicce), trinciaforaggi, mentre nella cantina sono ben sistemati fiaschi, imbuti, botti e dei bellissimi quanto rari torchi; nel locale adibito a frantoio, oltre agli orci e alle anfore per l’olio e le ceste, è collocata una macina di pietra e un gigantesco torchio del Settecento. Salendo al piano superiore scopriamo la grande cucina, tipica della famiglia patriarcale, con il focolare in pietra annerito dal fumo, come il soffitto, da dove pende l’uva messa ad appassire per il vinsanto; appoggiati alle pareti i piccoli strumenti da lavoro di tutti i giorni: passini per pomodori, “battilarde” consunte, “grattacacie” di varie forme, setacci per la farina; accanto al camino è posta la “coccia” per il bucato, che veniva poi portato a lavare al fiume o alla fonte con il carro trainato da buoi. Nella camera il letto è in ferro con gli immancabili comodini ai lati e con i santini devozionali appesi alle pareti; il materasso è così gonfio perché riempito con le foglie di granturco (pulliche), le lenzuola e le coperte sono fatte al telaio, così come camicie e altra biancheria messa vezzosamente sopra il letto. Nella grande soffitta, in una sala, sono stati raccolti tutti gli attrezzi necessari alla cernita e alla raccolta dei cereali; mentre in un’altra stanza sono stati sistemati i telai utilizzati per l’abbigliamento della famiglia, gli oggetti come filaretti, navette, rocche, aspi, fusi e arcolai occorrenti per il lavoro di filatura e tessitura. Innumerevoli sono gli oggetti recuperati e sistemati in questa particolare sede espositiva, dove ogni strumento di lavoro rivive la sua storia, perfettamente ambientato nei luoghi dove era di solito utilizzato. Qui il visitatore si troverà a proprio agio, immerso in un mondo diverso da quello di tutti i giorni, dove non rivive soltanto una casa, ma un mondo, un’intera civiltà.