Città di Castello fu la prima città umbra ad adottare, alla fine del ‘700, gli Statuti della Rivoluzione giacobina con l’ingresso delle truppe cisalpine (13 gennaio 1798) cui seguirono (1 febbraio) i Francesi. Con la proclamazione della Repubblica Romana (15 febbraio), nella piazza principale viene innalzato l’Albero della Libertà ma di quel periodo la memoria maggiore resta purtroppo la spoliazione artistica del territorio con la perdita del capolavoro di Raffaello, “Lo Sposalizio della Vergine”, consegnato al comandante della legione napoleonica occupante (29 gennaio). Un anno terribile per la città massacrata da un tremendo sisma (30 settembre), che seguiva quello terribile di nove anni prima. Tutti i tentativi esperiti nell’800 per rientrare in possesso dell’eccezionale opera del Sanzio risultarono vani nonostante la dimostrata illegalità della depredazione, perpetrata contro il volere stesso della municipalità rivoluzionaria. La rivolta contadina al grido di “viva Maria”(un motto che copriva la parola d’ordine di morte ai Repubblicani, ai Giacobini, agli Ebrei) dal clero e dagli aristocratici s’impose in un paio di mesi e il 5 maggio i 150 soldati francesi vengono uccisi insieme ai componenti la municipalità repubblicana e lo stesso presidente, sen. Giulio Bufalini, ex Marchese. Ripresa in mano dai Transalpini una settimana dopo, al termine di un anno travagliato, nel giugno 1799, cancellate le istituzioni borghesi repubblicane, Città di Castello fu occupata dalle truppe austro-aretine che ristabilirono il potere pontificio, restaurando l’ancien régime. Nella prima metà dell’‘800 Città di Castello ebbe tre brevi parentesi di libertà: l’annessione all’Impero Napoleonico (1809-1814) che portò anche a Città di Castello, fra l’altro, all’abolizione della tassa sul macinato e all’istituzione dell’ufficio di stato civile; la costituzione, nel 1831, di un Comitato Provvisorio, sull’onda dei primi rivolgimenti risorgimentali; l’adesione alla Repubblica romana nel 1849, preceduta dai significativi eventi della formazione della Guardia Civica e dalla cacciata dei Gesuiti, che vide molti Tifernati, tra i quali Fulgenzio Fabrizi cadere in nome della libertà , contro gli Austriaci. Città di Castello si liberò dal dominio pontificio con l’ingresso delle truppe piemontesi del generale Fanti, l’11 settembre 1860, e il Plebiscito di adesione al Regno d’Italia.