Sala I

Raffaello giovanissimo
Raffaello nasce ad Urbino nel 1483 e, fin da giovane, cresce immerso in quello straordinario ambiente scaturito dall’azione politica e culturale del duca Federico da Montefeltro.
È un figlio d’arte. Il padre, Giovanni Santi, è un rinomato pittore e scenografo, un letterato curioso che viaggia molto e conosce le corti dell’Italia settentrionale. Secondo il racconto di Giorgio Vasari, Giovanni Santi avrebbe accompagnato il piccolo Raffaello, di dieci anni all’incirca, nella bottega del più famoso maestro del tempo: Pietro Vannucci detto il Perugino. Quello di Vasari è probabilmente un espediente narrativo, ma nel primo linguaggio di Raffaello l’influenza peruginesca è effettivamente molto forte, combinata con ricordi duraturi della cultura paterna.
Da Giovanni Santi Raffaello eredita un tono coloristico contrastato, una patina smaltata e un gusto per i dettagli decorativi.
Il successo del giovane pittore nella sua fase giovanile è legato alla sua insuperata bravura nel campo del disegno. Raffaello si stacca dalla tradizione peruginesca nella sua capacità di progettare lo spazio, attraverso un tratto energico e vibrante, capace di suscitare un’inedita rotondità di volumi.
La critica si interroga da anni sull’attività del giovane urbinate nella bottega del Perugino, ritrovando alcuni la sua mano nella predella della pala di Santa Maria Nuova a Fano, di cui Raffaello avrebbe fornito almeno i disegni preliminari.

Pietro Vannucci detto il Perugino/known as Perugino
(Città della Pieve, circa 1450 – Fontignano, 1523)
Sante di Apollonio del Celandro (attr.)
(Perugia, notizie dal 1475 al 1486)
Guarigione di una sterile o San Bernardino resuscita un bambino nato morto
circa/ca. 1473
tempera su tavola
Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria

Un ricordo della cultura perugina.
La tavola appartiene al celebre ciclo degli otto Miracoli di San Bernardino, esposto presso la Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia, ed è una preziosa testimonianza della congiuntura tra il mondo figurativo peruginesco e quello urbinate. Faceva parte di una nicchia destinata a custodire una statua di san Bernardino. Il ciclo, e in particolare questo pannello, fu probabilmente notato da Raffaello come testimonia lo schizzo dell’alzato architettonico dell’edificio, presente nel verso del suo disegno preparatorio per la Pala Baronci (Lille, Musée Wicar, inv. 475v). Potrebbe trattarsi di una rapida citazione a memoria di un’opera perugina, nello stile sintetico di Raffaello, che rielaborava in modo onnivoro ogni stimolo per lui interessante del panorama circostante.

Pietro di Cristoforo Vannucci detto il Perugino
(Città della Pieve, 1450 circa – Fontignano, 1523)
Storie della Vergine
1497
olio su tavola
Fano, chiesa di Santa Maria Nuova

Un’opera discussa tra il maestro Perugino e il giovanissimo Raffaello.
I cinque pannelli di predella raffigurano gli episodi salienti della vita della Vergine: la Natività, la Presentazione al tempio, lo Sposalizio, l’Annunciazione, e l’Assunzione. La predella, insieme ad una lunetta con la Deposizione e al comparto centrale con la Vergine in trono con Bambino e sei Santi, fa parte della pala d’altare commissionata il 21 aprile 1488 da Durante di Giovanni Vannuzzi per la chiesa francescana osservante di Santa Maria Nuova a Fano e licenziata dal Vannucci nel 1497. La datazione della pala d’altare e il carattere particolarmente innovativo e complesso di alcuni pannelli della predella, come quello raffigurante la Natività, hanno suggerito alla critica di immaginare quest’opera tra i primi esempi di collaborazione ideativa tra il giovane Raffaello e la bottega del Perugino.

Giovanni Santi
(Colbordolo, ante 1439 – Urbino, 1494)
Cristo morto sorretto da due angeli
circa/ca. 1483-1485
olio su tavola
Urbino, Galleria Nazionale delle Marche, inv. 1990 D 59

Il padre Giovanni Santi e la cultura di Urbino.
La piccola tavola proviene dall’antica chiesa di San Donato dell’Osservanza di Urbino, per la quale fu nominato rettore, nel 1483, don Bartolomeo Santi, fratello del pittore e zio di Raffaello. Essa testimonia la prima formazione del giovane Raffaello che ad Urbino, grazie al padre, fu presto introdotto presso la poliedrica corte di Federico da Montefeltro dove poté osservare l’uso
delle tecniche e dei modelli dei maestri nordici, allora coinvolti nella decorazione dello Studiolo del Duca.