Sala V, interno dell’Ottagono

I disegni di Raffaello
Il “dono della grazia delle teste” (Vasari). Raffaello ha dimostrato sin da giovane straordinarie capacità nell’ambito disegnativo, riservando grande attenzione alla ritrattistica giovanile, un interesse poi tradotto in pittura nello Sposalizio della Vergine di Città di Castello.
In mostra si presentano tre esempi significativi della sua evoluzione grafica.
Il Busto di giovane donna di profilo degli Uffizi (inv. 57 E) denota un grande interesse verso modelli scultorei di matrice urbinate (Laurana) e fiorentina (Ghirlandaio e Pollaiolo). L’intenso tratteggio incrociato dà solidità alla figura, seguendo la consuetudine tecnica della bottega del Perugino, ma si arricchisce di forti qualità luminose, con uno studio magistrale delle ombre e delle luci, aprendo la strada ad uno studio più complesso della figura nello spazio.
Il secondo disegno, Studio di volto femminile dell’Ashmolean Museum di Oxford (WA 1846.157) è l’unico studio riconosciuto per lo Sposalizio della Vergine già nella cappella Albizzini di Città di Castello e ora alla Pinacoteca di Brera. Rappresenta lo sforzo grafico di Raffaello per dare espressione e intensità alla sua ritrattistica, un aspetto già notato dal Vasari che gli riconosceva il “dono dalla natura di far l’arie delle teste dolcissime e graziosissime”.
Sul verso del foglio, sono presenti due Studi di due volti femminili, riprodotti nel pannello dell’ottagono, realizzati per lo Sposalizio. Il profilo femminile a sinistra, si confronta molto bene con il terzo disegno in mostra (Uffizi, inv. 7430 S), ora attribuito a Raffaello (Ferino Pagden). Il disegno degli Uffizi evidenza un’avanzata assimilazione dei principi leonardeschi nello studio sottile della fisiognomica e nella morbidezza del tratto espressivo. Esso costituisce uno straordinario esempio di dinamismo espressivo, realizzato con un magistrale uso del tratteggio a pietra nera.

Raffaello
(Urbino, 1483 – Roma, 1520)
Studio di volto femminile (recto) /Studi di due volti femminili (verso)
pietra nera su carta
Oxford, Ashmolean Museum, inv. WA 1846.157

Il foglio, di cui in mostra si presenta il recto, ed è riprodotto il verso nel pannello di sala, costituisce l’unica testimonianza grafica destinata allo studio dello Sposalizio della Vergine. Il soggetto, realizzato quasi contemporaneamente a quello del Vannucci per la cappella del Santo Anello nella Cattedrale di Perugia, segnerà per Raffaello il superamento del maestro grazie anche all’attenzione per la ritrattistica. Il volto raffigura la quarta fanciulla da sinistra del corteo che accompagna la Vergine, mentre nel verso sono invece presenti, a parti invertite rispetto al dipinto, i ritratti per la donna che si carezza l’anulare, posta a fianco della Vergine sul primo piano, e per quella che chiude il gruppo delle astanti.

Raffaello
(Urbino, 1483 – Roma, 1520)
Busto di giovane donna di profilo (recto) Profilo di donna (verso)
circa/ca. 1502-1503
pietra nera, penna e inchiostro, biacca e tracce di stilo
Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, inv. 57 E

Il foglio raffigura un elegante profilo di donna riccamente abbigliata e colta a mezza figura, acconciata da una doppia treccia che, sapientemente fermata sulla nuca, le ricade sul collo affusolato sino all’altezza delle spalle. Il disegno dimostra l’attenzione di Raffaello per la ritrattistica in un’abile fusione tra gli esempi urbinati e quelli fiorentini della seconda metà del Quattrocento.

Raffaello (attr.)
(Urbino, 1483 – Roma, 1520)
Studio di testa
circa/ca. 1503
pietra nera su carta gialla
Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, inv. 7430 S

Il foglio, ricondotto solitamente alla mano dell’urbinate Timoteo Viti, viene qui assegnato al giovane Raffaello, autentico sperimentatore che già a queste date era in grado di conferire un forte dinamismo plastico ad un volto. Il disegno può essere considerato prossimo ai numerosi studi realizzati nel corso dell’elaborazione dello Sposalizio della Vergine per la chiesa di San Francesco a Città di Castello.

Autore ignoto/Unknown painter
Sposalizio della Vergine
copia da Raffaello
XVII secolo
olio su tela
Città di Castello, chiesa di Sant’Agostino

L’opera è attualmente conservata presso la chiesa di Sant’Agostino di Città di Castello e la sua prima menzione risale al 1798 quando, secondo Magherini Graziani, il dipinto sarebbe stato offerto, al posto dell’originale in San Francesco, al generale napoleonico Lechi, il quale però rifiutò. Lo Sposalizio di Sant’Agostino si inserisce all’interno di un piccolo gruppo di copie, tratte dallo Sposalizio della Vergine di Raffaello, che testimoniano la risonanza avuta da questo capolavoro nel corso del tempo.

Elia Volpi?
(Colle Plinio, San Giustino, 1858 – Firenze, 1938)
Sposalizio della Vergine
copia da Raffaello
Fine ‘800-1920 circa
Riproduzione oleografica su tela
Città di Castello, collezione privata

La tela è una riproduzione in dimensioni ridotte rispetto all’originale (170 × 117 cm)
dello Sposalizio della Vergine dipinto da Raffaello per l’altare Albizzini in San Francesco a Città di Castello. La copia è stampata su una tela nuovamente rifoderata, e sembra realizzata con tecnica oleografica, impiegata tra la fi ne dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento per la diffusione sul mercato di celebri soggetti della storia dell’arte nazionale. Attribuita al pittore, restauratore ed antiquario Elia Volpi, che nel 1912 donò al comune tifernate il restaurato Palazzo Vitelli alla Cannoniera, testimonia l’apprezzamento che veniva riservato al soggetto raffaellesco in ambito tifernate.

Giuseppe Molteni
(Affori 1800 – Milano 1867)
Sposalizio della Vergine
copia da Raffaello
1856-1858
olio su tela
collezione privata

L’opera è una copia molto fedele dello Sposalizio della Vergine di Raffaello. Probabilmente si tratta
del frutto di un prolungato contatto di Giuseppe Molteni con il capolavoro dell’urbinate, dovuto
al restauro che venne commissionato ufficialmente al pittore milanese nel 1856, per essere poi terminato nel 1858. Probabilmente il lungo studio dell’originale fece nascere in Molteni il desiderio di confrontarsi con la riproduzione di un capolavoro, cercando di restituirlo nel modo più fedele possibile. Il dipinto è una straordinaria testimonianza del livello qualitativo della sua pittura e del suo spirito emulativo nei confronti dell’originale, reso credibile dalla padronanza della formazione accademica maturata da Molteni.

Gaetano Riboldi
(disegnatore e incisore)
(Milano, attivo tra il 1790 e il 1825)
Raffaello
(inventore)
(Urbino, 1483 – Roma, 1520)
Sposalizio della Vergine
1810
acquaforte e ritocchi a bulino
Milano, Castello Sforzesco, Civica Raccolta delle Stampe “A. Bertarelli”, inv. Art. m. 31-80

Questa incisione di riproduzione, dove il dipinto di Raffaello è presentato in modo speculare ed eseguito con tratti sommari, costituisce un documento di particolare interesse per gli studi sul dipinto originale: si tratterebbe infatti della prima stampa tratta dallo Sposalizio della Vergine dal suo arrivo nel museo milanese nella primavera del 1806. Grazie a questa stampa è possibile identificare la cornice raffigurata con il fregio entro il quale l’opera è ancora oggi conservata.

Giuseppe Longhi
(disegnatore e incisore)
(Monza, 1766 – Milano, 1831)
Raffaello
(inventore)
(Urbino, 1483 – Roma, 1520)
Sposalizio della Vergine
1810-1820
bulino e acquaforte
Milano, Castello Sforzesco, Civica Raccolta delle Stampe “A. Bertarelli”, inv. F.S. 15-18

La grande tavola venne realizzata da Giuseppe Longhi, direttore per oltre trent’anni dal 1798 dell’Accademia di Brera. Essa riproduce, seppur con alcune varianti, l’originale raffaellesco. La realizzazione della lastra richiese a Longhi oltre dieci anni di attenta lavorazione e perfezionamento tanto che lo stesso promosse una raccolta pubblica per finanziare l’impresa.