Sala II
Magister Rafael
Il 10 dicembre 1500, Raffaello firma il suo primo contratto a Città di Castello. Nel documento, viene chiamato Magister Rafael, quindi è un maestro autonomo e paga le tasse. Insieme al marchigiano Evangelista da Pian di Meleto, uomo di fiducia della bottega di suo padre Giovanni Santi, si impegna con Andrea Baronci, mercante di lana e affermato uomo politico, a dipingere per la sua cappella in Sant’Agostino. L’opera in questione è l’Incoronazione di San Nicola da Tolentino. Questa imponente tavola, alta poco meno di quattro metri, si rovinò in seguito al terremoto del 1789 e fu divisa in frammenti. Sono presenti in mostra l’Eterno e la Vergine dal Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli, appena restaurati, in cui colpisce uno stile pittorico da esordiente, contrastato e forte, che trova un tono più morbido e naturalistico solo nell’Angelo della Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, anch’esso esposto.
Tutta la grande tavola è stata ricomposta in un’inedita ricostruzione spaziale ricavata da quanto si legge nei frammenti rimasti e studiata dal confronto scientifico con opere architettoniche coeve e dello stesso Raffaello. Nella restituzione digitale dell’opera, presentata per la prima volta a colori, emerge il sicuro, moderno dominio dello spazio architettonico in senso prospettico e scenografico di Raffaello.
Ermenegildo Costantini
(Roma, 1731-1791)
San Nicola da Tolentino che calpesta il demonio
1791
copia parziale da Raffaello
olio su tela
Città di Castello, Pinacoteca comunale
Una copia preziosa.
La tela proviene dal convento di Sant’Agostino a Città di Castello ed è una copia parziale, eseguita nel 1791, della Pala Baronci di Raffaello Sanzio, ridotta in frammenti in seguito al terremoto che colpì Città di Castello il 30 settembre 1789. Rispetto all’originale di Raffaello, che doveva raggiungere i circa quattro metri di altezza, la tela di Costantini appare ridotta e raffigura solo la parte inferiore con il santo che calpesta il demonio attorniato da angeli. La copia di Costantini, insieme al disegno-progetto di Raffaello conservato al Museo di Belle Arti di Lille, costituiscono una testimonianza fondamentale per la ricostruzione dell’assetto originale della Pala Baronci riproposto in sala per la prima volta a colori e in una scala quasi a grandezza naturale.
Contratto per la tavola dell’Incoronazione di san Nicola da Tolentino in Sant’Agostino a Città di Castello
10 dicembre 1500
Città di Castello, Archivio Notarile mandamentale, vol. 48.8, Notaio Gentile di ser Giovanni Buratti, cc. 94v-95r.
Il primo contratto a noi noto di Raffaello.
Il contratto fu stipulato il 10 dicembre 1500 tra il notabile tifernate e mercante di tessuti Andrea Baronci e Raffaello, allora diciassettenne, ed Evangelista di Pian di Meleto, che ad Urbino aveva ereditato la bottega di Giovanni Santi. La Pala Baronci per Sant’Agostino è la prima opera documentata a Città di Castello di Raffaello che viene indicato nel contratto come magister, ossia un maestro autonomo. Da un altro atto sappiamo che la grande tavola risulta già terminata il 13 settembre dell’anno seguente e pagata trentatre ducati, ma venne purtroppo danneggiata dal sisma che nel 1789 colpì la città e se ne conoscono ora solo quattro frammenti.
Raffaello
(Urbino, 1483 – Roma, 1520)
Evangelista da Pian di Meleto
(Piandimeleto, 1458?-1549)
Eterno Padre; Vergine
frammenti dall’Incoronazione di San Nicola da Tolentino o Pala Baronci
1500-1501
olio su tavola
Napoli, Museo e Real Bosco di Capodimonte
La prima opera documentata di Raffaello.
Si tratta di due dei quattro frammenti superstiti dell’Incoronazione di San Nicola da Tolentino, realizzata tra il dicembre 1500 e il settembre 1501 per l’altare di Andrea Baronci in Sant’Agostino a Città di Castello. L’opera venne irrimediabilmente danneggiata dal sisma che nel 1789 colpì Città di Castello e distrusse gran parte della chiesa di Sant’Agostino tanto che si decise di sezionarla in vari frammenti. Le tavole di Capodimonte, restaurate in occasione della mostra, raffigurano la parte alta dell’opera con Dio Padre al centro e ai lati la Vergine e Sant’Agostino, di cui è visibile solo una mano, mentre incoronano San Nicola da Tolentino. Se l’impronta compositiva, sia dell’Eterno padre che della Vergine, è fortemente peruginesca, il loro tono coloristico contrastato e la loro patina smaltata ricordano la cultura del padre di Raffaello, Giovanni Santi.
Raffaello
(Urbino, 1483 – Roma, 1520)
Angelo
frammento dall’Incoronazione di San Nicola da Tolentino
1500-1501
olio su tavola (trasportato su tela)
Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo
La prima opera documentata di Raffaello.
L’angelo è uno dei quattro frammenti superstiti dell’Incoronazione di San Nicola da Tolentino, realizzata tra il dicembre 1500 e il settembre 1501 per l’altare di Andrea Baronci in Sant’Agostino a Città di Castello. L’opera venne irrimediabilmente danneggiata dal sisma che nel 1789 colpì Città di Castello e distrusse gran parte della chiesa di Sant’Agostino tanto che si decise di tagliarla in vari frammenti. Oltre a questo di Brescia e alle due tavole di Capodimonte, una seconda tavola raffigurante un Angelo è conservata al Museo del Louvre di Parigi. L’Angelo di Brescia rappresenta, nella sua delicata fattura, un esplicito omaggio al linguaggio di Perugino.
Pietro di Cristoforo Vannucci detto il Perugino
Madonna col Bambino, due angeli e sei confrati o Madonna della Consolazione
1496-1498
olio su tavola
Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria
Un’opera di grande risonanza a Perugia.
La tavola raffigura la Vergine Maria con il Bambino benedicente in braccio, seduta su un semplice sedile ligneo entro un delicato paesaggio collinare. Al di sopra del gruppo, due angeli in volo sono raccolti in preghiera; ai lati dell’umile seggio sono ritratti sei confrati vestiti del saio bianco dei gruppi penitenziali. L’opera, commissionata dalla confraternita perugina dei disciplinati di Santa Maria Novella, appartiene ad una fase di grande successo di Pietro Vannucci a Perugia, intorno alla fine del ‘400, e mostra forti affinità coloristiche con le prime opere del giovane Raffaello.
Pietro di Cristoforo Vannucci detto il Perugino
(Città della Pieve, 1450 circa – Fontignano, 1523)
Eterno Padre benedicente
1499-1500
tempera e olio su tavola
Cappella di San Michele Arcangelo, Certosa di Pavia
Un’opera d’eccellenza della maturità di Perugino.
La tavola faceva parte del polittico a due registri realizzato a fine Quattrocento da Perugino per la Cappella di San Michele Arcangelo della Certosa di Pavia, e ora smembrato. Unico scomparto rimasto in Italia, si presta ad un immediato confronto compositivo con l’Eterno padre di Raffaello dell’Incoronazione di san Nicola e, nella sua avvolgente definizione plastica e chiaroscurale, rappresenta un capolavoro del periodo di massima fortuna del maestro perugino, a cui potè guardare il giovanissimo Raffaello.