Sala V
Raffaello, i ritratti e lo Sposalizio della Vergine
Nel 1504, alla vigilia della sua partenza per l’Umbria alla volta di Firenze, Raffaello lascia sull’altare di Filippo Albizzini in San Francesco lo Sposalizio della Vergine. Il dipinto rappresenta una svolta nella sua carriera. Notoriamente l’impostazione dell’opera tifernate si misura, in un confronto voluto e serrato, con l’analogo soggetto che Pietro Perugino stava preparando per il Duomo di Perugia. Il giovane urbinate realizza una composizione di sorprendente modernità per la raffinatezza prospettica e scenografica, la naturalezza e maturità delle espressioni, la seducente morbidezza coloristica del paesaggio.
Lo Sposalizio rimarrà sull’altare Albizzini fino al gennaio del 1798, quando fu apparentemente regalato dalla municipalità tifernate al generale Giuseppe Lechi di Brescia, comandante delle truppe cisalpine. Passerà poi nella collezione milanese di Giacomo Sannazaro della Ripa, in quella dell’Ospedale Maggiore per approdare poi nel 1806 nella Pinacoteca di Brera, dove tuttora si conserva.
Il quadro diventa rapidamente un paradigma dello stile classico del Rinascimento, che consegna Raffaello alla storia. Ne sono testimonianza le numerose copie antiche e le riproduzioni dipinte ed incise, di cui in mostra si presenta una scelta, che testimoniano il successo del quadro nel corso della sua storia tifernate e milanese.
I tre disegni in mostra sono una splendida testimonianza dello studio del giovane Raffaello nel campo della ritrattistica e del suo speciale “dono della grazia delle teste”, in specie femminili (Vasari).